venerdì 3 agosto 2012

La conta dei danni: Islanda



Dunque, facendo un breve riepilogo i danni che alla fine ha subito la moto sono i seguenti:


 - Parabrezza touting graffiato

 - Fiancatina destra graffiata

 - Paraserbatoi graffiati

 - Valigie laterali graffiate, piegate e risistemate (a martellate)

 - Paracoppa rotto (con un buco e uno dei supporti troncato di netto)

 - Cerchi ammaccati e piegati

 - Arresti del cavalletto centrale piegati


Nulla di irreparabile, tutto sommato!

La moto ha poco più di 4 mesi di vita e già 16.000 km ed è già stata vissuta nel migliore dei modi: VIAGGIANDO!

Chissene frega del resto, il tagliando è fatto, i cerchi li ho cambiati con un paio di più robusti (Excell Takasago) , il paracoppa l'ho fatto saldare, ho rimesso il parabrezza originale, quello che era piegato è stato raddrizzato e quello che era graffiato (per ora) rimarrà li a gridare a chiunque guardi che questa moto ne ha già passate tante!


martedì 31 luglio 2012

Islanda 2012: riepilogo




 - Durata del viaggio: 23 giorni, dal 1 luglio 2012 al 23 luglio 2012

 - Distanza percorsa: 8500 Km circa

 - Spesa: attorno ai 3500 € (dei quali 1000€ solo di traghetto da e per l'Islanda)

 - Foto fatte: oltre 1000



Ed ecco il filmato con gli Highlights sel viaggio in Islanda!




Suggerisco VIVAMENTE di guardarlo full screen e in HD!

sabato 21 luglio 2012

Il ritorno in Italia




Il ritorno in Italia trascorre tranquillo ed io mi passo il tempo con i compagni di viaggio che ho incontrato durante il percorso:

Peter da Oslo e Robert, dall'Olanda.











Durante i due giorni e mezzo del viaggio di ritorno in nave abbiamo conosciuto anche un gruppo di russi, e due ragazzi dalla Repubblica Ceca.

Per gran parte del tempo ci siamo raccontati, scambiati racconti, storie ed immagini del nostro epico viaggio nella sognata Islanda, poi i russi hanno tirato fuori la roba da bere....










Attorno ad un tavolo sul deck esterno della nave era un continuo viavai di chi andava a prendere birra, patatine e altre vaccate da mangiare. Io ad un certo punto sono capitato vicino ad uno dei russi che appena bevevo un sorso dalla mia lattina di birra me la riempiva con vodka, fino a quando mi sono ritrovato a bere solo vodka.





Steso dalla quantità spropositata di alcohol torno in cabina e dormo fino al pomeriggio successivo!

Poi arriviamo al porto di Hirtshals, in Danimarca verso le 12:00 del 21 luglio e dopo l'ultimo pranzo assieme (al solito fast-food) mi metto in viaggio assieme a Robert e ai due ragazzi Cechi fino all'altezza di Amburgo, dove ci dividiamo ed ognuno prosegue per la propria strada.


Nello stesso giorno riesco a fare solo 600 km, fino a quando stanco, alle 21:30 trovo da dormire in una pensione dalle parti di Hannover. Il giorno successivo mi macino tutti i 1300 km che mi separano da casa, sempre con lo squarcio sulla gomma davanti (e qui devo ringraziare ancora le camere rinforzate) e sempre senza soste tranne che per fare benzina.

All'arrivo a casa è ormai passata mezzanotte e il caldo appiccicoso dell'umidità mi fa sembrare faticoso anche scendere dalla moto


Ahh che moto, la mia fida compagna di viaggio non mi ha mai tradito o dato un problema che fosse uno, nonostante in questi giorni di cero non l'abbia risparmiata....

Mi viene solo da ringraziare per tutto quello che ho visto, le persone che ho conosciuto e le esperienze che ho vissuto....

mercoledì 18 luglio 2012

Reykjahlid - Seydisfjordur

Reykjahlid - Seydisfjordur




Porca miseria che fatica che ho fatto a svegliarmi...

La giornata di ieri è stata lunga, pesante ed appagante e ora ne pago il "prezzo".

Io E john scappiamo in fretta a fare colazione (la cucina chiude alle 9:30) e dopo avere mangiato in abbondanza, detto due vaccate e pagato il conto facciamo armi e bagagli mentre lentamente realizziamo che quella sarebbe stata la nostra ultima giornata assieme; Il giorno dopo io dovevo essere al porto di Seydisfjour per il mio traghetto di ritorno.

John rimarrà per più tempo in Islanda, si sistemerà temporaneamente nel campeggio vicino al lago Myvatn.

Sono le 11:30 e dopo avere fatto benzina andiamo a visitare le vicine argille di Hverir. Un paio di km prima sento già il tipico odore che si sente alle terme, solo molto più intenso. L'area è vasta e l'intera montagna  fuma!









Faccio qualche foto, ci sono pozze di fango bollenti, solfatare e piccoli coni simili a vulcani in miniatura che emettono soffioni di vapore ed altri gas bollenti.
































Qualche tempo dopo ci spostiamo verso il vulcano Krafla e lungo la strada noto subito la presenza di una centrale geotermica e i suoi tubi che costeggiano la strada.
Arriviamo in cima alla caldera del vulcano dove c'è il lago Viti (è il secondo dell'isola, l'altro è nella caldera dell'Askja; Viti in islandese significa inferno), è famoso per essere stata la location di un vecchio film di James Bond, dove il lago nascondeva la base missilistica segreta del nemico.






Facciamo le solite "due" foto e ci dirigiamo di nuovo vero il lago Myvatn incontrando alla nostra sinistra l'indicazione di un luogo di interesse turistico: Gjrotajia.
Trattasi di una grossa frattura nelle rocce del terreno con al suo interno una sorgente di acqua molto calda (circa 50°). Se ci si affaccia sopra si sente chiaramente l'aria calda salire dal basso.













Visito anche l'interno, sembra di stare dentro ad una sauna.









Tornati alla stazione di servizio vicino al lago Myvatn, mangio un' ultima volta in compagnia di John e dopo un caloroso saluto ed un ultimo pieno mi dirigo verso Egilsstadir mentre assieme al mio umore anche il cielo si fa cupo e dopo poco comincia a piovere non molto forte ma con il solito vento che ti sposta e ti fa girare sbilenco.

Arrivo ad Egilsstadir puntuale per l'appuntamento con il gommista. Rimonto la gomma mezza usurata ma più stradale che mi sono fatto spedire dall'altro gommista ad Akureiry e proseguo verso il porto di Seydisjordur e trovo sistemazione in un ostello.

La mia Islanda si conclude con una passeggiata nei pressi del porto e le solite "due"foto fatte qua e la...
















martedì 17 luglio 2012

Reykjahlid - Askja - Reykjahlid

Reykjahlid - Askja - Reykjahlid




La sveglia suona alle sette, faccio fatica ad alzarmi ma sono parecchio carico perchè oggi affronterò l'Askja!

Faccio colazione, saluto John (che non se la sente e decide di rimanere alla fattoria) ed una volta fatto il pieno imbocco la Ring road e poi la F 901 (da li in poi saranno tutte piste)

Più avanti vedo un piccolo gruppo di case con il tetto in erba, mi fermo incuriosito a guardare e mi accorgo che su due di queste c'è scritto BENSIN-DIESEL.






Ero nel benzinaio più improbabile che avessi mai visto!

Proseguo con Eddie Wedder nelle orecchie e dopo poco i panorami si aprono e mi concedono questo:





























Imbocco la F906 ed arrivo a Brù per fare benzina (ci metto un pò a trovare il benzinaio, che in realtà era una casa di un contadino con due grosse cisterne bianche appoggiate nel piazzale), poi finalmente arrivo sulla pista 910, che mi porterà attraverso il deserto fino alla caldera del vulcano Askja.

La strada è facile e gustosa, faccio tre guadi di cui uno solo profondo ma il fondo compatto e la poca corrente (uno dei motivi per i quali sono partito presto la mattina) lo rendono facilmente passabile.





Vedo nella vallata successiva un gruppo di nuvole che scaricano acqua,  mi metto l'antipioggia e proseguo passandoci in mezzo e gustandomi i panorami e i colori che spesso cambiano dal nero al bianco al giallo.























Incontro un cancello sopra ad un ponte che delimita l'area del parco naturale e passo. Da li in poi la strada diventerà uno slalom fra grossi blocchi di lava nera, il fondo sarà tutto di sabbia morbida con rocce qua e la e solchi di 4x4 passati di recente.




























Proseguo a fatica, faccio qualche numero da circo ma riesco a rimanere in sella  senza cadute, mi stanco molto e sono costretto a fare diverse pause ma dopo circa 4 ore e con le braccia doloranti arrivo al campeggio alla base del vulcano.

Mi fermo a mangiare qualche cosa al riparo dalla pioggia e poco dopo faccio gli ultimi chilometri che entrano nella caldera vera e propria (ed in mezzo ad una colata di lava recente) fino ad un parcheggio dal quale partono diversi sentieri per i laghi Viti e Oskjuvatn.
















Mi assaporo la camminata di 2,5 km cercando di non badare al dolore del mio ginocchio e tra una foto e l'altra arrivo alla sommità e rimango sbalordito dalla grandezza e la particolarità di tutto quanto.































I due laghi sono molto vicini tra loro ed hanno origini diverse: il più grande si è formato con piogge e lo  scioglimento dei ghiacciai li vicino mentre invece il più piccolo ha acqua di origine geotermale (lo si capisce dal colore) e ci sono persone che fanno il bagno nelle sue acque fumanti.























Dopo qualche foto torno al parcheggio e una volta tornato in sella mi accorgo che qualche turista mi scatta un paio di foto dalle loro comode superjeep (come avessero visto un alieno o come fossi anche io parte delle attrazioni da fotografare) e giunto al punto informazioni del campeggio cerco di capire qual'è la via migliore per tornare indietro. Mi viene detto che la F88 ha grossi guadi e che forse è troppo tardi per farli (quindi le acque sono più alte e la corrente è più forte) ed il proseguo della 910 è decisamente molto sabbioso.

Decido quindi di ritornare sui miei passi e rifare circa la stessa strada. Torno indietro sulla 910 e seguo le indicazioni per la f901 (che poi scoprirò portarmi al distributore di benzina con i tetti in erba visto questa mattina).

Comincia a piovere, la sabbia si compatta un poco con l'acqua ma sotto rimane asciutta. Faccio un paio di cadute, per fortuna senza danni e proseguo (con le mani e le braccia che mi fanno ancora male) in mezzo alla pioggia.

Esco dal temporale che ormai sono fuori dall'area del parco naturale del vulcano e mi trovo in un'ampia valle fra due catene montuose completamente spoglie di vegetazione, desertiche (mi sento piccolo e solo).














Una volta fatte un paio di foto e ripresa la "cavalcata"succede questo:








Ho colpito una roccia che proprio non ho visto in mezzo alla pista ai 90 km/h. Non so come ma rimango in sella e grazie alle camere d'aria rinforzate (le michelin da 4mm.) non esplode niente, solo si piega la lama del cerchio e si taglia il fianco della gomma.


Piano piano procedo fino al distributore sperando che la ruota anteriore regga. Arrivo, controllo la pressione ed è ok, la gomme tiene. Hanno finito la benzina ma mi dicono che in un'ora ne porteranno dell'altra ma io decido di versare nei miei serbatoi il contenuto della tanica da 10 lt. che mi sono portato dietro perchè  sono stanco e ho voglia di tornare in fattoria a riposare.

Detto fatto, con ancora la paura per la gomma davanti ripercorro gli ultimi 80 km che mi separano dalla fattoria.

Doccia, cena e qualche birra in compagnia di John e poi a letto a godere il meritato riposo...