giovedì 12 luglio 2012

Olafsvik - Akureiry



Olafsvik - Akureiry




Anche questa notte è stata fredda, nello strato interno della tenda ci sono un sacco di goccioline d'acqua formatesi con la condensa e solo stanotte ho capito come chiudere a dovere il sacco a pelo e appena l'ho fatto sono stato subito meglio...

Essendo arrivato tardi ieri sera non sono riuscito a parlare/pare il gestore del campeggio e perciò decido di temporeggiare un pò facendo un pò di manutenzione alla moto;

Le passo vicino e mi rendo conto che è completamente coperta da insetti morti e fa pure puzza di pesce (così come i miei pantaloni e la mia giacca...)

Le do una lavata, tiro un poco la catena e qualche vite che con le vibrazioni si era allentata.

Sono le 9:30, del gestore neanche l'ombra. Impacchetto i bagagli e faccio colazione con 2 biscotti e un pò di nutella fregata la prima notte nell'albergo a fulda, in Germania.

Leggo sulla bacheca che ogni giorno è organizzata un'escursione in un tunnel di lava sotto al vulcano e faccio in fretta i piani per la mia mattinata: voglio prima fare il giro dentro al tunnel e poi raggiungere la cima del vulcano Snaefellsjokull, quello dal quale è cominciato il famoso "viaggio al centro della terra", di Giulio Verne. Per il pomeriggio si vedrà.

A fianco della strada verso sud vedo un piccolo cono vulcanico perfetto, mi fermo e mi accorgo che ci si può salire sopra!



Non perdo l'occasione e dopo una decina di minuti di arrampicata leggo la targa posta in cima allo stesso. E' di 4000 anni fa, alto 109 metri. Faccio qualche foto, scendo e proseguo il tragitto.



Durante il tragitto noto un cartello: "DEAD WHALE".

Incuriosito mi infilo in un sentiero che porta fino alla costa.

CAZZO, LA BALENA MORTA C'ERA DAVVERO!!




Ci sono rimasto male, mi aspettavo una cosa tipo resti ossei o un'installazione artistica, anzichè un cetaceo di una decina di metri in decomposizione... giro i tacchi e vado via.

Arrivo all'ingresso del tunnel, pago la guida ed entro.



-4°, ho fatto bene a portarmi i guanti da moto, niente illuminazione se non quella delle torce che avevamo sugli elmetti, da qualche apertura sono entrate montagne di neve che rimanendo sottoterra si è stratificata formando montagne di ghiaccio...



Il tunnel in certi punti è basso e si fa fatica anche a passare (sconsigliatissimo a chi soffre di claustrofobia). Noto addirittura un cartello che indicava Stromboli, puntando verso il basso.



La guida ad un certo punto ci fa spegnere le torce e rimanere per qualche minuto in silenzio, la sensazione è stata come se qualcuno ti chiudesse in un sarcofago, con la chiara percezione che i sensi si affinassero aumentando la percezione del freddo sulla faccia e della eco delle gocce d'acqua che filtrava fra le rocce...

Uscendo poi ho potuto assaporare quanto fosse calda e dolce l'aria all'esterno, riuscivo addirittura a percepire chiaramente l'odore della pianta di una specie di mirtillo selvatico!.

Finita l'escursione mi fermo in un posticino a mangiare qualcosa e la guida (solita gentilezza dei locali) mi invita a sedermi al suo tavolo con sua figlia. 4 chiacchiere ed eccomi imboccare in moto la strada tortuosa che mi porta dritto alla cima del vulcano.


















In mezz'ora sono in cima e la strada semplicemente sparisce dentro a metri di neve; non posso proseguire oltre e quindi decido di fare qualche foto. sulla mia sinistra c'è una collina con tracce di 4x4 dalla quale penso di potere fare qualche inquadratura migliore, la inforco e dopo poco finisco con la moto appoggiata su un fianco a lato del sentiero.Faccio per ripartire ma non faccio altro che scavare lo strato di cenere vulcanica fino a quando mi ritrovo con la moto completamente infossata.....




Passa un fuoristrada, gli faccio un gesto e subito si ferma per aiutare (la solita gentilezza degli islandesi). Levo valigie e i bagagli e nonostante la pendenza in 3 riusciamo a girare la moto verso valle. Ringrazio (e completamente sudato) continuo a cercare la strada in direzione Olafsvik ma niente da fare, l'unica strada esistente termina in mezzo allo spesso strato di neve sulle pendici del vulcano e non porta da nessuna parte, torno indietro e riprendo la strada che segue la costa a sud.

Dopo avere mangiato in un ristorante in compagnia della guida del tunnel di lava, mi fermo a fare benzina e nel frattempo sento una moto arrivare.

La sento arrivare ma non la vedo , dopo qualche minuto compare questo tizio alla guida di una moto praticamente autocostruita; telaio di un chopper e motore boxer di una BMW dell'84, niente marmitte, completamente arrugginita, batteria in vista e come contakm un navigatore GPS.



Scambio un paio di battute e poi il tizio riparte (per 5 minuti lo sento andare via...).


Proseguo, giunto alla fine della penisola dalla strada 54 decido di fare un taglio a sinistra (strada 55, non asfaltata), poi di nuovo 54 (sull'alro lato) , poi subido a sx e a dx, sulla f 586 che sulla cartina risulta finire nel nulla ma sul gps del mio telefono prosegue fino ad incrociare di nuovo la Ring Road.



Strada favolosa, prima passo in una zona coltivata dove un branco di cavalli al galoppo appena mi vedono passare cambiano direzione cercando di seguirmi fino a quando i mandriani (secondo me pure un pò incazzati) li richiamano.

E' stata una roba da pella d'oca e sono convinto che mi avessero scambiato per uno di loro seguendomi come fossi il loro leader...

la strada prosegue sassosa fra un guado e l'altro (piccoli questa volta) e poi si "apre" in una magnifica pianura, decido di riposarmi all'ombra delle nuvole. Faccio le "solite" due foto e dopo avere aperto (e richiuso) un paio di cancelli messi li per il bestiame,  riprendo a viaggiare sulla Road Ring fino a quando non arrivo ad Akureyri.





Faccio benzina e trovo sistemazione in una scuola temporaneamente adibita a campeggio (sì, durante l'estate sfruttano gli spazi come si deve) a Hrafanagil, pochi km a sud, sulla strada n° 821.

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